Curiosità

Curiosità

La profezia della maga

Durante la guerra tra Anticoli e Guarcino, per conoscere l’incerto esito di una battaglia, il capitano guarcinese Bonetto Floridi varcò con grave rischio le linee nemiche allo scopo di consultare una maga che viveva nelle grotte anticolane. Con una frase sibillina la maga predisse al condottiero che "avrebbe vinto la battaglia ma sarebbe stato preso". La profezia si verificò con esattezza: il capitano vinse la battaglia e poi fu "preso" dalle grazie di una bella anticolana.


La festa delle stuzze

Per la sua originalità la festa delle stuzze (lat. Stipulae, stoppie) è forse unica nel suo genere. Secondo una leggenda che risale al 2 febbraio 1298, Anticoli stava per essere attaccata nell’oscurità della notte da ignoti nemici quando improvvisamente apparve tutta immersa nelle fiamme, per il miracoloso intervento del protettore S. Biagio. Allora i malintenzionati credendo di essere stati preceduti da altri assalitori, si allontanarono ed il paese fu salvo. In omaggio alla tradizione e alla leggenda il simbolico rogo di quella lontana notte viene ogni anno ricordato con l’accensione di grandi falò. Interi tronchi ardenti vengono portati a spalla per le vie del paese al grido di "viva S. Biagio", in un andirivieni festoso che dura dal tramonto fino a notte fonda.


Un albero storico

Nel 1624 Filippo I Colonna, nipote dell’eroe di Lepanto, essendo allora feudatario di Anticoli, allestì un luculliano pranzo per sei suoi amici dentro la cavità di una gigantesca pianta di castagno in prossimità delle sorgenti. Tutta la comitiva si ritrovò seduta con comodità su apposite panche distanziate l’una dall’altra intorno al desco. A memoria dell’avvenimento, quella pianta enorme fu chiamata "la gran castagna del convito del Principe Colonna". La pianta oggi è introvabile, inghiottita forse dalla vegetazione cementizia, ma la sua storia è giunta fino a noi grazie alla cronaca dell’abate Giovan Battista Pacichelli, scritta nel 1692 a distanza di 68 anni dall’avvenimento.

Trilussa: "un giorno che Dio Bacco se sentiva un non so che ner fegato e ner core se fece fa na visita e er dottore je disse: "Questa è sbornia progressiva; se volete guarì ce vò na cura de quattro o cinque giorni d’acqua pura". Bacco rimase male e je rispose: "Farò sto sacrificio! E’ necessario: Ma prima vojo vede er campionario de l’acque più leggere e più gustose  Perchè, fra tante, possa sceje quella che nun me comprometta le udella". N’assaggiò piu de cento inutirmente. Er bicchiere restava sempre pieno: "Questa no… questa mai… questa nemmeno… è pesante… nun va… nun sa de gnente…" Ma appena che je dettero un bicchiere d’acqua de Fiuggi, er Dio cambiò parere. Se ne scolò tre litri in un momento r quanno intese che faceva effetto s’agguattò tra le piante d’un boschetto dicenno fra se tutto contento: "Li carcoli più belli de la vita so quelli dell’entrata e dell’uscita".